La regione di Scutari,
In albanese Shkoder, si estende a nord-ovest dell’Albania in un area di 1588 km2. Scutari confina a Nord con Montenegro, a Nord-Est con la regione di Kukes, a Sud con quella di Lezha e a ovest è bagnata dal mare Adriatico. Il territorio è sorprendente per la richezza e bellezza dei paesaggi che offre.
A 70 km a nord-est delle lunghe velutate spiagge dell’Adriatico, le suggestive Alpi albanesi mostrano le cime oltre i 2600 m di altezza, mentre in mezzo giace l’omonimo lago, il più grande dei Balcani, che l’Albania spartisce con il Montenegro in misura rispettiva di 169 e 199 kmq. La regione è attraversata dal fiume Buna, Drini, Kiri, Cemi e Shala, mentre il lago di Koman e Vau-Dejes sono due grandi bacini artificiali che ofrono spettacolari navigate. Notevoli vallate coltivate si dilatano in prossimità della costa in lagune e paludi, mentre ripide si inalzano le scoscese montagne coperte di folte foreste, scuarciate da gole profonde di torrmentati torrenti che sfoggiano di volta in volta in spomeggianti cascate, grotte misteriose ed inesplorate, ghiacciai secolari e poi antiche resta di vecchie civiltà, fortezze, vecchi quartieri e porti, tipici paesi costieri e remoti villaggi alpini.
Scutari è conosciuta come la culla della cultura e la sua capo regione, si distingue per un piacevole stile di vita e sviluppo economico e culturale, mentre paradossale e affascinante si presenta agli occhi del turista il profilo tribale delle aree montuose e l’economia rurale e pastorizia che la caratterizza.
La città di Scutari
in Albania chiamata Shkoder, nasce come antico insediamento abitato dalle popolazioni Ilire già dall’epoca del bronzo. Ingenti resta e reperti archeologici ne testimoniano il suo pasato come un importante centro del regno degli illiri, inizialmente abitata dalla tribù ilira dei Labeati e sucessivamente nel III sec a.c da quella di Ardeati.
Scutari fu la capitale del regno Iliro durante il III sec. a.c. e fu regnata inzialmente da re Pleuratos, succeduto da Re Agron e alla sua morte, dalla leggendaria regina Teuta. L’ultimo re Iliro di Scutari, fu Re Genti, insediato nel 230 e sconfito nel 176 a.c da Lucio Antonio Gallo, che lo estrado in Italia. Genti mori in Italia e fu sepolto a Gubbio, dove tutt’ora e possibile visitare la sua tomba monumentale. La città fu occupata da Roma durante il II sec a.c che la domino fino alla fine del IV sec, per poi passare sotto l’impero Bizantino.
Nel 395 d.c, con la rottura dell’impero romano e la sua scissione, Scutari, così come tutta Albania, diventa parte dell’impero d’oriente. Bisanzio governa la regione fino alla fine del VI sec, per poi cederla durante le incursioni barbariche alle popolazioni serbe e bulgare.
Nel 1346, Scutari passa alle dipendenze dalla Repubblica Veneta di qui ne fa parte fino al 1479, anno che segno la sua caduta deffinitiva sotto il dominio turco. Testimonianza del periodo veneziano e quello ottomano ne rimangono il vecchio quartiere di Scutari, la via della Piazza, con le case di un piano in sitle ottomano e veneziano.
All’inizio del ventesimo secolo, iniziano i primi movimenti nazionalisti, organizzazioni locali che portarono nel 1911 il Nord dell’Albania in una deffinitiva rivolta contro la dominazione turca. Effimera vittoria di attrocci sacrifici, poichè il 13 Ottobre del 1912, senza aver ancora chiuso il sipario ottomano, Scutari viene assediata dalle trupe del re Nicola di Montenegro, al quale pote resiste solo 6 mesi prima di arrendersi. La conquista montenegrina servi solo alla vanna gloria, inquante re Nicola, sotto la pressione delle superpotenze dovete ritirare le sue truppe subito dopo la conquista. Furono queste ultime a governare la città fino al anno successivo, quando il 28 Novembre del 1914 sul castello di Rozafa fu issata la bandiera albanese, come documentano le foto del celebre fotografo Marubi.
COSA VISITARE A SCUTARI
Il castello di Rozafa,
il più vecchio e più grande in Albania. Posizionato a sud est del lago di Scutari e costruita sulla cima di un colle, esso costituisce il vero e proprio cuore della città. La sua posizione strategica permete il pieno controllo sul lago di Scutari, sulla pianura di Drin e quella di Buna.
La leggenda, da qui anche il nome Rozafa, trae le origini, dalla mitologia e le tradizioni delle popolazioni Ilire. Il mito racconta come i tre fratelli, in sacrificio per il loro lavoro, che di notte veniva distrutto da spiriti magligni, muraronno la moglie del più piccolo che appunto si chiamava Rozafa.
La fortezza si estende in un area di 9 h recintati da alte mura di pietra e, al di là delle leggende, i lavori più tangibili e fortificanti sono stati fatti durante il principato di Balshajve che hanno dominato qui fino al 1396 e successivamente dai Veneziani. Non mancano i restauri durante il periodo ottomano e le aggiunte fatte durante il principato di Bushatllij, 1757-1831.
All’interno della fortezza, nell’edifficio veneziano chiamata Capitaneria, è stato allestito il museo archeologico di Scutari dove i reperti esposti coprono un periodo che va dal palolitico a quello ottomano.
Ai piedi della collina della fortezza di Rozafa, dove ad un tempo si trovava il quartiere dei Tabakve, si erege la moschea di Plumbi. Questo monumento di cultura fu costruito nel 1773 da Mehmet Pasha Bushatlliu, anche vesir di Scutari. Una particolarità della mosche è che al contrario di tuttle le altre mosche nel territorio albanese che appartengono allo stile arabo, questa fu costruita secondo l’architettura ottomana.
Nel 1865, il centro amministrativo di Scutari viene trasferito dalla parte della vecchia città, cioè quella sottostante alla fortezza di Rozafa alla nuova città dove si trova anche attualmente.
La Catedrale di Scutari
o diversamente chiamata la grande chiesa è la più grande cattedrale cattolica dei Balcani. Una vera Sagrada Familia che ebbe inizio nel 1858 con i primi fondi devoluti da Papa Pio IX e, impensabile oggi, da Sulltan Mexhidi, in seguito i lavori furono finanziati con le donazioni provenienti dai cittadini e dalle famiglie nobili di Scutari. Un altra sorte impensabile per una chiesa è anche quella che vide trasformare la cattedrale in un palazzetto dello sport durante il regime comunista. Sempre nel centro della città troviamo il museo storico, allestito in un edificio storico del XIX secolo dichiarato anche monumento della cultura. Il museo raccoglie, oltre a reperti archeologici rinvenuti nell’area di Scutari, anche archivi storici, testimonianze del medioevo, opere d’arte e di artigianato tradizionale, la pinacoteca e la bibloteca antica.
Museo Storico
si trova nel terzo giardino della Fortezza di Rozafa, all’interno dell’edificio veneziano della Capitaneria. La Capitaneria è un attrazione a se stante all’interno di Rozafa, inquanto un edificio elegante, dove si è prestata molto cura ed attenzione agli dettagli sia interni che esterni. L’edificio ha spazzi molto ampi, con tetti alti e scale interne di pietra, il pavimento con separazioni in legno e altri artefati testimoniano le eccellenti tecniche di costruzione del tempo. Nel piano terra sulla facciata di frone un massivo basso rilievo racconta la macabra leggenda di Rozafa, che appunto fu murata viva per solidificare e protegere le mura della fortezza. Esposte nelle ampie sale della Capitaneria possiamo osservare oggetti in ceramica, ferro, bronzo, e altri come utensili, armi, monete e gioielli di ogni epoca. Qui troviamo le statue dei tre re Illiri, Bardhyli, Teuta e Genti.
Museo Etnografico
fu fondato nel 1947 in una delle case tradizioni del XIX secolo, che è una perfetta rappresentazione dell’architettura del tempo. La casa è stata costruita su due piani, dove a piano terra si sistemavano gli attrezzi del lavoro e si conservavano i prodotti agricoli, mentre i membri della famiglia abitavano al piano superiore accessibile tramite elenganti scale di pietra che ti conducono in una ampia veranda di legno usata sia per svolgere lavori tessili che per celebrare grandi eventi con numerosi invitati. Alle quattro stanze interne si può accedere indipendentemente dalla terrazza. All’interno delle stanze non può lasciare indiferenti la maestria nel design con prezziosi elementi come camini monumentali, finestre a dopio livello, le soffite in legno, gli armadi a muro con mensole intarsiate, pareti decorate con colorati motivi floreali e il preggiato arredamento di pizzi, ricami, tapeti e tende tutto fatto a mano. La casa è circondata da un grande verde giardino dove si trova un pozzo in pietra e reperti archeologici come colone, capitelli e epigrafi, mentre tutta l’area è perimentrata da alte mura di pietra.
Galleria Fotografica Marubi
fu fondata nel 1970 da un atto generoso che il fotografo Gege Marubi fece allo stato Albanese. Marubi dono all’Albania, ma non solo, il suo archivio privato fotografico, contenente 150 mila negativi di vetro in diversi formati, scatate dal 1858 fino al 1959, collezione questa delle più ricche e di valore nei Balcani. Nelle foto di Marubi troviamo ritrati di autorità nazionali ed internazionali, come pasha, vesiri, ufficiali e consoli di ogni nazioni, importanti figure di eroi e patrioti, immagini di città e della sua vita, paesaggi e natura. Marubi era un maestro di ritrati e paesaggi e dietro le sue foto traspare l’occhio maturo ed originale che l’artista raffinò durante il suo periodo di studi in Francia. A Scutari, Marubi trovo un terreno fertile per svillupare la sua arte e sue originali tecniche, dove ebbe il supporto di altri emeriti professionisti del tempo come Shan Pici che lavorò nella città di Lezh dal 1924 al 1962 e lascio un altra eredità di 70 mila negativi o Dede Jakova, Pjeter Rraboshta che vissero ed operarono nella città di Scutari. La fotografia di questi maestri guidati ed ispirati da Manubri testimonia e comenta la vita di quasi un secolo in tutti i suoi aspetti.